Gianni Minà, giornalista noto sostenitore del regime castrista, sta tornando in Italia da L’Avana. Alla dogana cubana viene ad essere fermato da un ufficiale, che gli domanda: “Che cos’è questo, compagno Minà?” Minà risponde: “Ma come, non vede, compagno ufficiale? E’ una gigantografia di Fidel Castro, lider maximo, faro di luce per tutte le genti, protettore delle vedove e degli orfani, padre dei popoli, supremo teorico del marxismo-leninismo.”
L’ufficiale, rassicurato, risponde: “Passi pure.”
All’arrivo all’aereoporto italiano, Minà passa per il locale controllo doganale. Un ufficiale gli domanda: Che cos’è questo, signor Minà?” Minà risponde: “Ma come, non vede, signor ufficiale? E’ una gigantografia di Fidel Castro, lider maximo, faro di luce per tutte le genti, protettore delle vedove e degli orfani, padre dei popoli, supremo teorico del marxismo-leninismo.”
L’ufficiale, accigliato, risponde: “Veramente io non parlavo della foto, ma di questa pesante cornice in oro massiccio…”
sabato 22 agosto 2009
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Divertente! Per la vera Cuba: www.lastampa.it/generaciony!
RispondiEliminaGordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Un uomo di nome Panfilo
RispondiEliminaMe lo dice sempre mia madre che uno di questi giorni succederà anche a me se non la smetto con questo vizio di scrivere.
“Hanno messo dentro un ubriacone, uno che non faceva niente, non lavorava da dieci anni…” protesta mio padre.
Il vecchio è sempre pronto a difendere chi ci governa, pure se la condanna viene da un processo a porte chiuse e l’accusa non cambia mai: pericolosità sociale preventiva.
“Non capisco mica. Ti arrestano se pensano che puoi essere pericoloso?”
“No. Vuol dire che arrestano individui con caratteristiche tali da rappresentare un pericolo”.
“E io non ho detto la stessa cosa?”
Mi sa di no. Sono le sfumature che mi fregano…
Lascio stare mio padre, tanto non lo convinco. Tra me e lui sono passate troppe generazioni e io me la dico meglio con la Y, pure se porto un nome come Alejandro. Ho fatto trent’anni da poco, per me la Sierra sta sulle pagine dei libri ma la realtà brucia sulla pelle.
Il vero nome di Panfilo è Juan Carlos Gonzalez Marcos, quarantotto anni portati maluccio, ora come ora disoccupato, ex macchinista nella flotta navale di pescatori cubani e subito dopo nelle Truppe Speciali del Ministero degli Interni. Per bere beve, c’è poco da fare, ma mica fa discorsi da ubriaco, per quelli bastano Speedy Gonzales e il compare Meo Porcello. Panfilo dice quello che pensiamo tutti, ma diventa famoso per come lo dice. Interrompe il reportage sul reggaeton di America TeVe canale 41, che trasmette da Miami, non dovrebbe arrivare a Cuba, ma un sacco di gente la vede. Misteri di un’isola dove tutto è vietato ma si trova sempre il modo di fare. Panfilo grida: “Quello che manca è la roba da mangiare!”. No, non sono parole da ubriaco, pure se barcolla dalla quantità di rum che s’è bevuto, magari fatto in casa, cispes de trén, spaccabudella infame.
Panfilo diventa una star. Mi dicono gli amici che in qualche modo frequentano la rete, che il suo numero da ballerino ubriaco si trova su tutti i siti che parlano di Cuba. C’è chi ha fatto un montaggio con Raúl mentre afferma: “Quello che manca è la roba da mangiare!”, solo che dal microfono esce la voce di Panfilo. Panfilo è una star del reggaeton, balla con stile da ubriaco, ma sono le parole che contano, mica la musica e i movimenti osceni…
La televisione di Miami lo trasforma in un personaggio e questo mica lo voleva, povero Panfilo, ché subito l’accusano d’essere stato pagato e magari fosse vero, così saprebbe cosa mangiare, invece ha avuto il coraggio di dire ciò che sussurriamo tutti, il famoso coraggio da pinta di rum. Panfilo se lo sono arrestato dopo l’intervista, proprio dopo un balletto a base di reggaeton eseguito sul Malecón, ubriaco perso, mentre gridava che era in pericolo, che aveva fame, che a Cuba non c’è niente da mangiare e lui temeva l’arrivo della polizia. E la polizia è arrivata il 4 agosto, puntuale come una cambiale in scadenza, se lo sono portato in galera e l’hanno processato a porte chiuse. Due anni di prigione, s’è beccato il povero Panfilo, per pericolosità sociale preventiva, lui è meno famoso di Gorky, non se l’è cavata a buon mercato.
E io sono qui che ascolto mia madre, leggo Yoani Sánchez di nascosto, ripeto a mente frasi di Martí. Essere ubriachi per essere liberi, suonerebbe proprio bene, quasi meglio dell’originale, ma adesso forse non è così vero. Neppure la follia ti salva dalla galera.
Alejandro Torreguitart Ruiz
Traduzione di Gordiano Lupi
Signor Lupi, più onestamente avrebbe dpvoto postare questo link :
RispondiEliminahttp://www.desdecuba.com/generaciony_it/?p=319
Signor Lupi, riporto qui alcuni indirizzi che potrebbero essere utili per conoscere meglio la natura del regime cubano:
RispondiElimina-il rapporto di Human Rights Watch su Cuba nel 2006:
http://hrw.org/englishwr2k7/docs/2007/01/11/cuba1
4886.htm
-informazioni sull'immenso patrimonio privato del "marxista-leninista" Castro: http://www.venceremos.it/primo_piano/menzogne_2006_5.htm
E' curioso osservare come molte dittature sedicenti socialiste finiscano con l'assomigliare a monarchie nel loro riconoscere privilegi di sangue, senza per questo avere i pregi che pure spesso gli istituti monarchici possiedono.
In Corea del nord il potere si trasmette di padre in figlio, in Romania la moglie di Ceausescu aspirava a diventare regina (sic!), pur non avendo alcun incarico ufficiale, a Cuba Fidel ha trasmesso il potere supremo al fratello Raul.
Aveva ragione l'ex comunista Gilas: la classe dirigente comunista ha i difetti dell'aristocrazia di sangue e della borghesia, senza però averne i pregi.
Un caro saluto ad Ambra